- 29 Ottobre 2025
- Copyright
L’intelligenza artificiale generativa sta cambiando radicalmente il modo in cui vengono creati contenuti artistici, visivi e commerciali. Strumenti come Midjourney, DALL-E o Stable Diffusion consentono oggi di produrre immagini di alta qualità in pochi secondi, spesso indistinguibili da quelle originali.
Questa rivoluzione, tuttavia, apre interrogativi sempre più complessi sul piano giuridico: chi possiede i diritti d’autore su ciò che l’intelligenza artificiale genera? E fino a che punto è lecito ispirarsi – o replicare – personaggi e immagini protette?
Il contenzioso tra Warner Bros e Midjourney: un segnale d’allarme per l’intero settore
Il caso che ha coinvolto Warner Bros Discovery e la piattaforma Midjourney, riportato da Edunews24, è emblematico. Il colosso dell’intrattenimento ha accusato la società di aver permesso agli utenti di generare immagini di personaggi come Superman o Batman, parte del vasto universo DC Comics.
Secondo Warner, queste creazioni violerebbero il copyright e i diritti commerciali sui personaggi, arrecando danni economici e d’immagine. La questione è complessa: Midjourney non “copia” direttamente le opere, ma elabora milioni di immagini per produrne di nuove, spesso molto simili alle originali.
Dietro questa disputa legale si nasconde una verità scomoda: l’IA non è neutra. I suoi algoritmi “apprendono” dai dati su cui vengono addestrati, e se questi dati includono opere protette, anche l’output rischia di esserlo. È un terreno grigio, dove la legge deve ancora trovare un equilibrio tra libertà creativa e tutela dei diritti.
Intelligenza Artificiale generativa e copyright: un terreno ancora senza regole chiare
La domanda che divide giuristi e sviluppatori è semplice solo in apparenza: un contenuto creato da un’intelligenza artificiale può essere protetto dal diritto d’autore?
Oggi, la risposta tende al no: la legge tutela le opere dell’ingegno umano, non quelle prodotte da un algoritmo. Ma quando l’IA utilizza materiali protetti come base di apprendimento, la questione cambia prospettiva.
Il concetto di “opera derivata” e quello di “copia” si intrecciano: se l’immagine generata dall’IA richiama fortemente un personaggio noto o uno stile artistico riconoscibile, può configurarsi una violazione. E in questi casi, la responsabilità legale può ricadere non solo sull’utente che ha digitato il prompt, ma anche sulla piattaforma che ha consentito la generazione.
Il caso Warner Bros mostra come l’assenza di filtri efficaci o di controlli preventivi possa trasformarsi in un fattore di rischio per le aziende tecnologiche. In futuro, è probabile che la giurisprudenza inizi a chiarire questi confini, ma al momento prevale l’incertezza.
Personaggi e brand: quando l’Intelligenza Artificiale mette a rischio l’identità creativa
Per chi lavora nel mondo della comunicazione, dell’intrattenimento o del design, la possibilità che un’IA generi contenuti simili a un brand o a un personaggio famoso rappresenta un pericolo concreto.
Un algoritmo può facilmente creare un “nuovo supereroe” che ricordi Batman o un logo che evochi un marchio registrato. Queste somiglianze, anche involontarie, possono confondere il pubblico e indebolire il valore del brand originale.
Le implicazioni non riguardano solo il copyright, ma anche i marchi registrati, il design industriale e il diritto d’immagine. In assenza di un quadro normativo preciso, spetta alle aziende proteggersi in modo proattivo, adottando strategie di tutela preventiva e sistemi di monitoraggio online.
Tutelarsi nell’era dell’intelligenza artificiale: strategie legali e pratiche aziendali
La prima forma di difesa è la consapevolezza. Le aziende dovrebbero conoscere la provenienza dei dataset utilizzati dalle piattaforme di IA e verificare che rispettino le licenze d’uso.
È altrettanto importante stabilire politiche interne chiare sull’impiego dell’IA, soprattutto se viene utilizzata per attività creative, di marketing o di sviluppo di prodotto. Nei contratti con fornitori o designer, è opportuno inserire clausole che vietino l’uso non autorizzato di IA o che disciplinino la titolarità dei diritti sulle opere generate.
Un ulteriore passo riguarda il monitoraggio: controllare periodicamente la rete alla ricerca di immagini o contenuti che imitano il proprio marchio o personaggio è essenziale per intervenire tempestivamente con azioni di diffida o rimozione.
Infine, in caso di contenzioso, avere una documentazione chiara del proprio portafoglio IP (marchi, brevetti, design, diritti d’autore) aiuta a dimostrare la priorità e l’estensione della tutela.
Governare l’IA, non subirla
Il caso Warner Bros vs Midjourney è solo il primo di una lunga serie di contenziosi che definiranno i confini tra intelligenza artificiale e diritto d’autore.
Le aziende e i creatori di contenuti devono affrontare questa evoluzione con lucidità: l’IA non è un nemico, ma uno strumento da utilizzare responsabilmente, nel rispetto delle regole e della creatività altrui.
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