- 15 Maggio 2025
- Copyright
- Raffaele Bonini
Nel dibattito internazionale sempre più acceso sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale nel mondo della creatività e dell’innovazione, arriva un nuovo, importante tassello giuridico dagli Stati Uniti. Il 18 marzo 2025, la Corte d’Appello del Distretto di Columbia ha confermato la posizione del Copyright Office, stabilendo che un’Intelligenza Artificiale non può essere riconosciuta come autrice ai sensi del Copyright Act del 1976. Una decisione che ha immediatamente fatto notizia e che si inserisce in un quadro normativo in rapida trasformazione.
Il caso Thaler vs. Perlmutter
Il caso giudiziario prende avvio dalla richiesta di Stephen Thaler, ricercatore e informatico americano, di registrare un’opera visiva creata dalla sua intelligenza artificiale denominata DABUS (Device for the Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience). Thaler ha più volte cercato, in diverse giurisdizioni, di far riconoscere DABUS come l’autore o l’inventore di opere e brevetti generati autonomamente dall’IA, presentandosi come semplice titolare dei diritti derivanti.
Il Copyright Office ha rifiutato la registrazione, sostenendo che l’opera – proprio in quanto creata autonomamente da una macchina – non soddisfa i requisiti del Copyright Act, che richiede una paternità umana. La Corte d’Appello ha confermato, ribadendo che il concetto di “autorialità” implica la presenza di creatività umana, di volontà e di intenzione consapevole, elementi che una macchina, per quanto sofisticata, non possiede.
Le implicazioni legali: uno status quo che tiene (per ora)
La decisione si colloca nel solco di numerose pronunce, in tutto il mondo, che rifiutano di riconoscere soggettività giuridica all’intelligenza artificiale. La stessa vicenda DABUS ha già avuto esiti simili nel Regno Unito, nell’Unione Europea, in Germania, in Australia e in Sudafrica.
Secondo le norme vigenti, l’intelligenza artificiale è un mezzo, non un fine, e il diritto d’autore è concepito per tutelare l’opera dell’ingegno umano, non quella di un algoritmo che agisce in autonomia.
Tuttavia, il caso ha anche evidenziato i limiti dell’attuale sistema giuridico nell’affrontare questioni nuove e complesse. Sempre più opere, infatti, vengono generate con l’ausilio di IA generative (come GPT, DALL·E, Midjourney) che, sebbene assistite dall’uomo, producono risultati spesso non replicabili e difficilmente qualificabili secondo i criteri tradizionali di originalità.
Una sfida aperta: tra creatività umana e autonomia artificiale
Per i professionisti del diritto e della proprietà intellettuale, si apre una sfida interpretativa e regolatoria. Fin dove arriva il contributo creativo umano? Quando un’opera generata dall’intelligenza artificiale può dirsi frutto dell’ingegno dell’utente (e quindi tutelabile)? Come valutare il livello di intervento umano nel processo creativo?
Al momento, la prassi – sostenuta anche da indicazioni del Copyright Office – suggerisce che è possibile registrare opere generate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, a patto che:
- vi sia un apporto creativo umano sostanziale;
- il ruolo dell’IA sia chiaramente descritto nella domanda di registrazione;
- l’opera finale rifletta effettivamente la scelta, il giudizio o l’abilità dell’autore umano.
In assenza di questi presupposti, l’opera rischia di non essere tutelabile, lasciando scoperti ambiti sempre più rilevanti dell’innovazione culturale, artistica e tecnologica.
La sentenza della Corte d’Appello americana apre a un dibattito internazionale. Il mondo giuridico dovrà interrogarsi se e come aggiornare il concetto di titolarità dei diritti di proprietà intellettuale alla luce dell’automazione e della generatività dell’IA.
Affidati a un professionista
Per le imprese e i professionisti che operano nei settori dell’innovazione, della comunicazione e delle tecnologie emergenti, è oggi più che mai importante strutturare strategie di tutela che considerino l’attuale contesto normativo, ma anche le sue possibili evoluzioni.
Lo Studio Bonini offre assistenza specializzata a chi si confronta con queste nuove frontiere della creatività.