- 26 Agosto 2025
- Marchi
- Raffaele Bonini
Nel mondo dell’informazione digitale e dei social media, i confini tra privacy, diritto d’autore e viralità sono sempre più sottili. Ne è un esempio il recente caso che ha visto protagonista l’attore Raoul Bova, a seguito della registrazione del marchio “occhi spaccanti” e una frase più estesa, proveniente da una conversazione privata. Due espressioni diventate virali.
La strategia di tutela legale: marchio registrato e controllo dell’immagine
La scelta dell’attore non è casuale: dopo che l’audio in cui pronuncia le frasi è stato diffuso senza consenso, Raoul Bova – tramite la sua legale – ha presentato domanda di registrazione del marchio all’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi).
L’obiettivo? Impedire l’utilizzo commerciale o strumentale di queste espressioni senza autorizzazione, evitando che vengano sfruttate indebitamente da terzi.
La strategia di tutela legale: registrazione marchio “occhi spaccanti” e controllo dell’immagine
La scelta dell’attore non è casuale: dopo che l’audio in cui pronuncia le frasi è stato diffuso senza consenso, Raoul Bova – tramite la sua legale – ha presentato domanda di registrazione del marchio all’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi).
L’obiettivo? Impedire l’utilizzo commerciale o strumentale di queste espressioni senza autorizzazione, evitando che vengano sfruttate indebitamente da terzi.
Privacy violata e intervento del Garante
La mossa legale si inserisce in una più ampia strategia di tutela dell’immagine personale e del diritto alla riservatezza. Il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto ordinando a Fabrizio Corona la rimozione immediata dell’audio da tutte le piattaforme sulle quali aveva diffuso l’audio, ritenendolo lesivo della privacy. Nel frattempo, la registrazione del marchio potrebbe diventare una seconda linea di difesa, questa volta sul fronte commerciale.
Marchio verbale e diritto esclusivo: cosa significa registrare una frase
Nel diritto dei marchi, anche una frase o un’espressione può essere registrata, purché possieda capacità distintiva e venga utilizzata per identificare un prodotto o un servizio.
Nel caso di Raoul Bova, il deposito del marchio potrebbe rappresentare un modo per esercitare un controllo esclusivo sull’uso di quelle parole, impedendone l’impiego su magliette, gadget, contenuti pubblicitari o altri canali, salvo consenso esplicito.
Satira, informazione e libertà di espressione: cosa resta fuori
Tuttavia, la registrazione del marchio non comporta automaticamente la rimozione di ogni riferimento alla frase in contesti giornalistici, satirici o informativi.
Il Codice della Proprietà Industriale, all’art. 21, tutela il diritto di cronaca, critica o commento, purché si rispettino i limiti della correttezza professionale e si eviti un uso commerciale indebito.
Registrazione marchio “occhi spaccanti”: un precedente che apre il dibattito sulla viralità e i diritti
Il caso di “occhi spaccanti” si inserisce in una crescente tendenza: personaggi pubblici, influencer e creativi cercano di difendere legalmente frasi, meme e contenuti virali che li riguardano. Si apre così un nuovo capitolo per la tutela dell’identità digitale: le espressioni virali non sono più solo fenomeni da social, ma potenziali beni economici che richiedono protezione legale.
Il caso della registrazione del marchio “occhi spaccanti”: una nuova frontiera tra notorietà e diritti
Il caso Raoul Bova segna un passaggio interessante nel rapporto tra diritto dell’immagine e proprietà intellettuale.
Registrare un marchio su una frase diventata famosa può rivelarsi un potente strumento di tutela, ma richiede attenzione, perché non blocca automaticamente qualsiasi uso pubblico di essa.
È una linea sottile tra diritto e libertà, che sempre più spesso chiama in causa la competenza di professionisti del settore legale.
Affidati a un professionista
Lo Studio Bonini assiste aziende, personaggi pubblici e professionisti nella registrazione di marchi, tutela del diritto d’autore, gestione della privacy e protezione dell’immagine personale.