- 1 Ottobre 2025
- Proprietà Intellettuale
- Raffaele Bonini
Chi sviluppa software investe tempo, competenze e risorse. Che si tratti di un gestionale, un’app mobile, uno strumento online o un software dedicato, ogni programma informatico rappresenta un’opera unica, frutto dell’ingegno e della creatività dell’autore.
Eppure, troppo spesso, quel software viene utilizzato senza autorizzazione: installato senza licenza, distribuito tramite canali illegali, “craccato”, o addirittura incorporato in altri prodotti senza alcun riconoscimento. In tutti questi casi, si tratta di una violazione diretta dei diritti dell’autore.
Ma cosa può fare chi ha sviluppato o detiene i diritti di un software per difendersi? Come si protegge un software dal punto di vista giuridico? E quali strumenti ha a disposizione per agire contro chi ne fa un uso illecito?
Il software è tutelato dalla legge: ma solo se lo rendi tutelabile
In Italia, il software è protetto come opera dell’ingegno ai sensi della Legge sul diritto d’autore (L. 633/1941), negli articoli 64-bis e seguenti. La normativa riconosce pienamente i diritti esclusivi dell’autore o del titolare dei diritti, a partire dalla possibilità di concedere licenze d’uso, autorizzare la distribuzione, vietare la copia e modificare le condizioni di accesso.
Tuttavia, per far valere questi diritti, è fondamentale poter dimostrare la titolarità dell’opera. In concreto, ciò significa adottare strumenti giuridici e probatori in grado di attestare chi ha realizzato il software, in quale data, con quali caratteristiche e in quale forma.
Tra i principali strumenti di tutela preventiva troviamo:
- Il deposito notarile o presso SIAE del codice sorgente;
- La marcatura temporale con strumenti digitali certificati;
- La registrazione presso sistemi di gestione dei diritti (es. blockchain);
- La redazione di contratti chiari con collaboratori e clienti che definiscano la titolarità e i limiti della licenza.
Senza questi accorgimenti, far valere i propri diritti in caso di abuso può diventare molto difficile.
Quando un altro soggetto usa il tuo software senza licenza
Le violazioni sono all’ordine del giorno. Il software, infatti, può essere installato oltre i limiti contrattuali, copiato e rivenduto, modificato e distribuito come se fosse open source, oppure pubblicato su portali illegali con versioni “craccate”. In tutti questi casi, chi utilizza il software senza autorizzazione sta violandone i diritti patrimoniali, e può essere chiamato a rispondere in sede civile e penale.
La legge italiana prevede infatti, all’art. 171-bis della L. 633/1941, sanzioni gravi per chi duplica, distribuisce o utilizza software senza licenza, con pene che possono arrivare fino a 3 anni di reclusione e multe superiori a 15.000 euro.
Il titolare dei diritti può agire:
- In via stragiudiziale, con una diffida legale mirata e documentata;
- In sede civile, per ottenere un risarcimento del danno e l’inibitoria dell’uso;
- In sede penale, denunciando la violazione all’autorità competente.
Un’azione ben impostata può portare non solo a fermare l’uso illegittimo, ma anche a ottenere un risarcimento significativo, specie se l’abuso è stato reiterato o ha comportato un danno economico concreto.
Prove, perizie e strategie legali: come costruire un’azione efficace
Per poter agire contro chi ha usato o distribuito il software senza licenza, è essenziale raccogliere e conservare prove solide. Questo significa documentare:
- Le modalità con cui il software è stato acquisito illegalmente;
- Le evidenze tecniche del suo utilizzo (log, accessi, installazioni non autorizzate);
- I canali di distribuzione abusiva (siti, piattaforme, rivenditori);
- L’eventuale danno economico subito.
In molti casi è necessario ricorrere a consulenti tecnici informatici e a perizie giurate, sia in fase di predisposizione della diffida sia in sede giudiziale. Anche una CTU (consulenza tecnica d’ufficio) può diventare un passaggio cruciale.
Contratti, licenze e clausole intelligenti: la prima linea di difesa
Molti problemi derivano da licenze mal scritte, contratti troppo vaghi o assenza di limiti chiari all’utilizzo. Se il tuo software è utilizzato da clienti, partner o utenti finali, è fondamentale che ogni rapporto sia regolato da:
- Una licenza d’uso precisa, che definisca ambito, durata, limiti e modalità di utilizzo;
- Clausole di risoluzione e penali in caso di violazione;
- Meccanismi di controllo e verifica;
- Esplicita previsione della proprietà del codice e delle modifiche eventuali.
Tutelare il proprio software è una scelta strategica
Nel panorama attuale, il software non è solo un prodotto, ma un bene immateriale strategico, da proteggere con gli stessi strumenti con cui si proteggerebbe un brevetto, un marchio o un’opera d’arte. Chi investe nello sviluppo di soluzioni digitali deve poter contare su una tutela concreta, efficace e tempestiva.
Affidati a un professionista
Lo Studio Bonini è al fianco di sviluppatori, startup, software house e aziende tecnologiche per proteggere il valore del proprio software, costruire licenze e contratti solidi, prevenire abusi e reagire con forza in caso di violazione. Perché difendere il proprio lavoro non è solo un diritto: è un atto di responsabilità.