- 26 Agosto 2025
- Marchi
- Raffaele Bonini
Nel mondo della proprietà industriale, il marchio patronimico rappresenta uno degli strumenti più affascinanti – e controversi – del diritto dei segni distintivi. Cosa succede quando un cognome famoso diventa oggetto di contesa tra impresa e individuo? E fino a che punto è possibile usare il proprio nome come marchio, senza violare diritti altrui? A chiarire alcuni di questi nodi, è arrivata la recente giurisprudenza sul caso Lamborghini, destinata a diventare un punto di riferimento nel settore.
In questo articolo approfondiamo cos’è un marchio patronimico, quali limiti incontra e cosa possiamo apprendere dai casi di Elettra Lamborghini e Gianmarco Lamborghini, due esempi opposti di uso del cognome come segno distintivo.
Cos’è un marchio patronimico?
Per marchio patronimico si intende un marchio che corrisponde al nome e cognome o soltanto al cognome di una persona. È una forma di segno distintivo molto comune, soprattutto nel settore del lusso, della moda, dell’arte e del design, dove il nome personale può diventare un potente veicolo di identità commerciale.
Registrare un cognome come marchio è perfettamente legittimo, purché non violi i diritti anteriori di terzi, non crei confusione tra i consumatori e non sfrutti indebitamente la notorietà di marchi già noti.
Il caso Elettra Lamborghini: quando il nome è indipendente dal brand
Una delle vicende recenti più discusse riguarda Elettra Lamborghini, cantante e personaggio televisivo, che ha richiesto la registrazione del suo nome come marchio per diverse classi merceologiche. La celebre casa automobilistica Automobili Lamborghini S.p.A. si è opposta, temendo un’associazione indebita tra il nuovo marchio e il proprio brand storico.
L’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), però, ha dato ragione alla cantante. La decisione si è basata su un principio fondamentale: la notorietà di Elettra Lamborghini è autonoma e appartiene a un settore completamente diverso da quello automobilistico. Di conseguenza, l’uso del cognome non crea confusione e non rappresenta un vantaggio commerciale parassitario.
Questa pronuncia sottolinea un punto essenziale: il cognome può essere registrato come marchio, se il suo utilizzo non interferisce con marchi preesistenti e se l’identità professionale del soggetto è chiaramente riconoscibile.
Il caso Gianmarco Lamborghini: quando il cognome diventa concorrenza sleale
Diametralmente opposto è il caso di Gianmarco Fabio Lamborghini, influencer e imprenditore che ha utilizzato il proprio cognome associandolo a immagini, simboli e riferimenti grafici riconducibili al brand di vetture sportive di lusso.
Secondo il Tribunale di Bologna, l’uso fatto da Gianmarco Lamborghini è risultato ingannevole e idoneo a generare confusione, soprattutto per l’impiego dell’iconico toro – simbolo distintivo del marchio automobilistico – e per l’associazione del proprio nome a eventi e progetti che potevano far pensare a un legame con la nota casa automobilistica.
In questo caso, il diritto al nome personale è stato limitato in quanto utilizzato in modo scorretto e lesivo del prestigio di un marchio noto. L’uso strumentale del cognome, se finalizzato ad attrarre l’attenzione sfruttando la reputazione altrui, può costituire una violazione del diritto di marchio e un atto di concorrenza sleale.
Il diritto al nome vs il diritto al marchio
I due casi analizzati offrono una lezione importante: il diritto di usare il proprio nome come marchio esiste, ma non è assoluto. L’equilibrio tra libertà personale e tutela della proprietà industriale è delicato, e la giurisprudenza si muove in base a criteri chiari:
- Assenza di rischio di confusione
- Settori merceologici diversi
- Notorietà autonoma e preesistente
- Uso in buona fede
Quando questi requisiti sono rispettati, il cognome può legittimamente diventare un brand. Ma quando l’uso tende a “cavalcare” la fama altrui s in modo parassitario o comunque tale da generare confusione nel pubblico, la registrazione può essere bloccata o l’uso vietato.
Cosa deve sapere chi vuole registrare un marchio patronimico
Se si vuole trasformare il proprio nome in un marchio registrato, è fondamentale un’analisi preventiva:
- Verificare l’esistenza di marchi anteriori identici o simili
- Valutare il settore in cui si opera e quello in cui esiste già un marchio simile
- Considerare la propria notorietà ed attività specifica
- Evitare riferimenti grafici o simbolici che possano evocare altri marchi noti
Un nome può diventare un marchio, ma solo se usato con responsabilità
Il marchio patronimico rappresenta uno degli strumenti più potenti e delicati per costruire la propria identità commerciale. Il caso Lamborghini dimostra quanto sia importante distinguere tra valorizzazione legittima della propria immagine e uso strumentale del nome a fini commerciali.
Affidati a un professionista
Il diritto al nome è tutelato dalla legge, ma va gestito con attenzione, coerenza e strategia. Lo Studio Bonini assiste privati, imprese e creativi nel percorso di registrazione e tutela del marchio, anche in casi complessi come quelli legati ai cognomi noti. Grazie a un approccio personalizzato e multidisciplinare, ti aiutiamo a proteggere la tua identità professionale nel rispetto della normativa vigente.